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Covid in Sicilia, Musumeci: «Non siamo alla disperazione ma troppi indisciplinati»

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci

È più preoccupato dall’amplificazione mediatica dei dati che dall’analisi epidemiologica. Il governatore siciliano, Nello Musumeci - nell'intervista sulle pagine di Gazzetta del Sud in edicola - affronta la nuova fase del Covid-19 senza mascherare la ripresa dei contagi nell’Isola.

I numeri hanno fatto balzare la Sicilia in testa alla regioni con tasso Rt più alto, l’indice che misure la diffusione dopo l’applicazione delle misure adottate a contenere la progressione della malattia. Nello stesso tempo, però, la scomposizione dei dati ci consegna un quadro meno allarmante, viste le fonti “esogene” dell’infezione, dai migranti ai tanti giovani tornati in Sicilia dopo viaggi all’estero. Poco cambia, perché se il virus riprende vigore le conseguenze saranno inevitabili, al di là delle disquisizioni scientifiche o politiche.

Presidente, cambia l’immagine della Sicilia sul fronte anti-Covid. Eravamo una regione virtuosa, ora siamo considerati una regione a rischio. Eppure il governo regionale aveva presentato un piano per garantire controlli e sicurezza con Bertolaso testimonial. Che cosa non sta funzionando?

«Abbiamo superato in Sicilia la fase più difficile dell'epidemia grazie a due fattori essenziali: la tenuta del sistema sanitario regionale e la disciplina collettiva dei cittadini. A distanza di tre mesi, il sistema sanitario è sempre lo stesso, la disciplina collettiva no. Quanto al piano per i turisti l'app “Sicilia Sicura” è stata scaricata da centinaia di migliaia di vacanzieri giunti sull'Isola. Ad oggi non mi risulta esserci stato un solo turista contagiato. Cosa non funziona? La mancanza di paura del contagio e la vigilanza sugli indisciplinati. Ma non è un compito nostro».

L’opposizione le rimprovera i calcoli sbagliati sui contagiati. Che cosa è successo?

«Non mi occupo di calcoli. Non sono mai stato bravo in matematica, specie nelle sottrazioni. Gli analisti hanno sbagliato in alcuni passaggi, ma in eccesso, per fortuna. A febbraio c'era chi ipotizzava - e qualcuno sperava - il caos nella gestione dell’epidemia. Ma non è stato così, e il consenso della gente è la conferma del buon lavoro svolto dal governo regionale e, in particolare, dell'assessore per la Salute».

Operatori turistici che tentano di sanare le ferite economiche e sorvolano sui controlli, comportamenti disinvolti, movida. Serve un'altra stretta?

«Divertirsi in sicurezza: questo il nostro slogan. Significa coniugare prevenzione sanitaria e ripresa economica. La Sicilia resta la regione più visitata, in termini turistici. E ne siamo fieri. Ma serve la responsabilità di tutti, clienti e operatori, nel rispettare le regole ed evitare assembramenti. Ho fiducia in loro e spero di dovere evitare ulteriori misure. Dopotutto, su 560 contagiati solo sei sono i ricoverati in terapia intensiva nei nostri ospedali. A fronte di oltre cinque milioni di persone, dunque, non c'è ragione di essere oggi alla disperazione».

Il fronte migranti. Come si garantisce accoglienza e sicurezza?

«È un’emergenza nell’emergenza, che crea ogni giorno preoccupazione in tutti, cittadini e sindaci, di qualsiasi colore politico. La mia proposta al governo centrale è nota: navi passeggeri in rada per la quarantena e ponte-aereo per l’immediata ricollocazione in altri siti. Gli hotspot sono inadeguati, stracolmi e colabrodo: si scappa con disarmante facilità! Ho detto a Roma di non aprire tendopoli o baraccopoli in Sicilia: già quella di Vizzini è stata giudicata non idonea sul piano igienico-sanitario. Basta improvvisazione sui migranti. Serve rispetto per tutti».

Sul piano economico la finanziaria non ha ancora dispiegato le sue potenzialità e siamo fermi sulla riprogrammazione dei fondi Poc. Non è forse il momento di aprire un dialogo costruttivo con il governo nazionale e mettere da parte la casacca di squadra?

«Chi mi conosce sa del mio profilo istituzionale. Con Roma c'è sempre stato un rapporto di leale confronto, senza essere né remissivi né prevenuti. E i risultati ottenuti sul piano finanziario lo attestano. Gli effetti della legge di Stabilità regionale si vedranno quando saranno stati compiuti i passaggi previsti dalle leggi e i tempi richiesti dalla burocrazia. Già ai primi di settembre usciranno alcuni bandi per le imprese. Certo, se poi mi guardo attorno vedo che anche a Roma i tempi non sono veloci come si spererebbe. Si brancola ancora nel buio».

Che ne pensa dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 euro?

«Tutto il male possibile. Le azioni di chi fa politica non si dividono solo in legali e illegali. C'è una “zona grigia” che comprende scelte opportune e inopportune. Bisognerebbe tornare all'etica della responsabilità».

Il presidente dell'Ars non si vuole ricandidare. Lei cederà il testimone a Ruggero Razza? Cateno De Luca permettendo naturalmente...

«Le elezioni del 2022? È un tema che non mi appassiona. L’unico mio pensiero oggi è quello di servire la mia terra e di restituire ai siciliani il diritto alla speranza. Ho trovato la Regione devastata e depredata da tanti farisei e mercanti. Lasciatemi lavorare. Alla fine del mandato deciderò, assieme alla coalizione del centrodestra, cosa sarà più giusto fare, alla luce del consuntivo e del fatturato di governo».

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