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La corsa del Covid in Sicilia, Razza: "È il momento dei sacrifici per un Natale più tranquillo"

Ruggero Razza

«Abbiamo il dovere di tirare la cinghia, mantenendo alta l'attenzione. Questo significa coltivare la speranza di arrivare al periodo di Natale con un livello epidemiologico che ci può consentire di respirare. Ma ciò dipende dai sacrifici che oggi riusciremo a fare».

L'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, è l'avanguardia sul fronte dell'emergenza sanitaria. Nel primo tempo della pandemia la Sicilia si è destreggiata con accortezza, evitando l'impatto frontale con l'ondata. Dopo l'intervallo estivo, invece, la nostra regione si è ritrovata spiazzata dalla recrudescenza del virus.

Non appena si alza l'asticella dei tamponi i dati assumono un profilo inquietante. Ieri 1.837 i nuovi positivi su 9.479 test e 44 vittime. Con i nuovi casi salgono a 32.102 gli attuali contagiati. Di questi 1.768 sono i ricoverati (36 in più), 1.528 in regime ordinario e 240 in terapia intensiva con un aumento di 7 ricoveri. In isolamento domiciliare sono 30.334 persone.

I guariti sono 447. I nuovi positivi sono così distribuiti per province: Palermo 378, Catania 426, Messina 324, Ragusa 132, Trapani 291, Siracusa 77, Agrigento 96, Caltanissetta 72, Enna 41.

Assessore, il quadro è sempre più preoccupante.

Il nostro sistema sanitario sta reggendo. Ci sono degli aspetti critici da affrontare per migliorare le risposte, ma non vorrei che ci dimenticassimo i mesi precedenti, quando c'era il blocco delle prestazioni assistenziali e un alto livello di mortalità. Abbiamo un patrimonio di conoscenze sul piano della diagnosi e della cura. Ora ci muoviamo per fronteggiare nel miglior modo possibile le nuove emergenze di questa seconda ondata.

Quali sono i punti deboli sui quali occorre subito intervenire?

Dobbiamo migliorare la capacità di tenere sotto controllo i trentamila positivi che in questo momento sono in isolamento domiciliare. Pensiamo di mettere in campo un call center, una sorta di cinghia di trasmissione che garantisca i collegamenti con le Usca. Ma anche con i medici di famiglia, coinvolti grazie all'accordo che abbiamo sottoscritto.

A livello locale i sindaci avvertono segnali di pericolo e adottano contromisure estemporanee, le scuole aprono e chiudono come una fisarmonica. Così si rischia il caos che aggiunge il disorientamento alla paura.

Con i sindaci sono sempre in contatto. Stiamo cercando di risolvere, per esempio, il problema dello smaltimento dei rifiuti, classificati come speciali, delle persone in quarantena. Saranno le Asp ad occuparsi di questo aspetto. Discorso a parte per le scuole. Abbiamo provato a fissare un criterio unico con l'assessore Lagalla, vincolando i provvedimenti su chiusura e apertura al parere obbligatorio delle Aziende sanitarie. Ma il problema dev'essere affrontato in una cornice nazionale. Quando il presidente Musumeci avanzò l'ipotesi di didattica a distanza generalizzata fu travolto da un'ondata di critiche. Il dato è che l'apertura delle scuole ha contribuito a un sensibile aumento dei contagi.

Le polemiche sulla Sicilia “arancione”. Alla luce dei dati di oggi pensa che le vostre reazioni siano state corrette?

Partirei dal monitoraggio che stiamo facendo per isolare gli asintomatici. In tre giorni 70.000 tamponi e contiamo di allargare lo screening a cento città siciliane. Questo ci consente di mettere in quarantena migliaia di potenziali vettori del virus. Le nostre osservazioni erano fondate su un'equazione banale: non si può penalizzare la regione che si sforza per individuare i positivi senza sintomi. Altrimenti dovremmo fare meno tamponi. E su questo punto avremo oggi un confronto con il ministro Speranza con l'obiettivo di correggere la lettura dei parametri che poi concorrono a fissare la soglia di rischio per ogni regione. Quei parametri appartengono alla prima stagione della pandemia.

Forse in estate avremmo dovuto avere un approccio più prudente. Si era diffusa l'impressione che l'incubo fosse alle spalle.

Anche qui dobbiamo dare una lettura reale e non distorta. I problemi più gravi li abbiamo avuti dalle persone che sono tornate in Sicilia dopo una vacanza all'estero e non dai turisti che hanno soggiornato nell'Isola. Pensiamo ai danni che ha provocato il cluster dei vacanzieri tornati da Malta. Diciamo anche che molti cittadini non hanno ancora compreso la gravità della situazione. In questi giorni abbiamo visto scene incompatibili con il momento delicato che stiamo vivendo.

Il 25 novembre all'Ars lei sarà il bersaglio della mozione di sfiducia presentata dalle forze di opposizione. È un lungo elenco di accuse.

Chi gestisce un'emergenza dev'essere pronto ad accogliere e rispettare anche le critiche ingiuste.

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