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La roulette dei colori e il concorso di colpe della Sicilia zona rossa

Tra passi falsi, ritardi e cali di tensioni

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci

Tra qualche anno, quando la rilettura scientifica della pandemia depositerà certezze e non quiz a risposta multipla, ci spiegheranno qual è l’interruttore cellulare che il virus schiaccia provocando l’effetto domino. O magari che i contagi seguono le traiettorie rotanti della pallina di una roulette. In Sicilia è uscito il rosso, nonostante gli anticorpi neri - ormai grigi - del presidente Musumeci che vive così la sua nemesi a colori. E pensare che a novembre quando ci affibbiarono un accorto “arancione” ci fu la sommossa del centrodestra siciliano, lancia in resta contro la congiura “giallorossa”, etichettata dalla memorabile battuta del governatore nero: "Siamo su scherzi a parte?". Ma già allora si intuiva che il virus, rientrato dalle vacanze a Malta, stava tessendo la sua ragnatela letale.

Eppure ci siamo trascinati nella speranza che la pallina della roulette scendesse barcollante sul nero, un po’ come nel primo lockdown, quando Musumeci, in versione domatore, sfilò sui palcoscenici mediatici per esaltare le mosse tempestive del suo governo e la disciplina dei siciliani. Ma ora che la pallina si è adagiata sul rosso: "Nessuno pensa che la sua sventura possa essere attribuita a una sua pochezza, ecco che dovrà individuare un colpevole" (Umberto Eco). Così si è aperto il processo per direttissima alla falange di siciliani irresponsabili, rei di aver trascorso le feste natalizie a gozzovigliare in un florilegio di assembramenti e bollicine. Sarà.

Forse, però, un più realistico concorso di colpe potrebbe interpretare la responsabilità, non come imputata alla quale rinfacciare l’ultimo cenone, ma come percorso di analisi per cogliere passi falsi, ritardi e cali di tensioni. O, nel caso della città di Messina, macroscopiche inettitudini nella gestione sanitaria dell’emergenza. Forse quella tempestività istituzionale del governo regionale, che pure aveva scandito la fase tra marzo e giugno, ha perso la sua capacità di lettura in linea con l’evoluzione e la rapidità del virus. L’impressione è che la Sicilia non abbia colto le spie di una progressione virulenta che ci avrebbe trascinato nel tunnel. Fino a quando ci siamo ritrovati nell’anticamera della zona rossa, già con le porte spalancate, mentre il governo regionale doveva assecondare i capricci di Miccichè. Non ci sarà un altro giro di ruota, la pallina si è fermata. Rien ne va plus.

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