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In Sicilia la Lega accerchiata dagli alleati e costretta a cedere anche Catania

Il condizionale è di rigore, perché gli ultimi intrecci restano ancora da sciogliere, tanto che per aprire ulteriori spiragli sono scesi in campo i vertici nazionali dei partiti coinvolti, il ministro Salvini da una parte e la premier Meloni dall’altra. Ma a quanto emerge proprio dall’entourage leghista - sia regionale che nazionale - nel fronte delle elezioni amministrative il bilancino del centrodestra sul caso Catania, sospeso da giorni fra i veti incrociati di FdI e Carroccio, penderebbe ormai sul candidato espresso dal primo schieramento, ossia sull’avvocato Enrico Trantino, ex assessore nella giunta di Salvo Pogliese, mentre la parlamentare Valeria Sudano, appoggiata dai big siciliani della Lega, dovrebbe rimanere a Roma, fuori, per adesso, dall’agone elettorale. L’accelerazione sul nome sostenuto da FdI è arrivata in queste ore, attraverso l’endorsement della Dc Nuova di Totò Cuffaro, che in un primo momento sembrava orientata verso Sudano, ma che domenica scorsa, per dirla con le parole del suo leader, ha virato su Trantino «per le qualità umane e professionali: la persona giusta per far vincere la coalizione e amministrare il capoluogo etneo». Ma dall’uovo di Pasqua della politica, per l’avvocato catanese, è arrivato fuori pure il convinto appoggio del coordinatore regionale di Noi con l’Italia, Massimo Dell’Utri, mentre anche Forza Italia, seppur con toni più sfumati e senza togliere la maglia da arbitro, sembra propendere verso la medesima scelta.
Così, in attesa delle prossime interlocuzioni del centrodestra, appare difficile (ma non impossibile) che il commissario siciliano della Lega, l’eurodeputata Annalisa Tardino, e gli altri esponenti di spicco del Carroccio nell’Isola, a cominciare dagli assessori regionali Mimmo Turano e Luca Sammartino, rimangano con i piedi puntati sul nome di Sudano, nonostante la candidata (come peraltro Trantino) abbia già messo faccia e firma sui manifesti elettorali. Anche perché, a quanto trapela da Roma, lo stesso Matteo Salvini sarebbe disposto a fare un passo indietro, ovviamente in cambio di corposa compensazione da parte degli alleati.
È evidente, infatti, che rinunciando a Sudano i leghisti si troverebbero con zero candidati diretti in tutti e quattro i capoluoghi siciliani chiamati al voto: oltre Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa.

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