Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Sicilia, trattativa serrata Stato-Regione per compensare i mancati introiti dovuti alla riforma Irpef

L’assessore Marco Falcone è ottimista. Sul tavolo diverse soluzioni potrebbero scongiurare i tagli e garantire la nuova manovra all’Ars

«La trattativa con lo Stato è aperta. Troveremo una soluzione per recuperare i mancati introiti dovuti alla riforma nazionale degli scaglioni Irpef. Non servirà una manovra di tagli»: l’assessore all’Economia, Marco Falcone, ha pronto il piano per evitare che nelle casse regionali si consolidi un buco che le previsioni stimano già possa valere 164 milioni.

Il gettito Irpef

L’emergenza nasce dal fatto che le prime stime degli effetti della riforma nazionale che ha tagliato da 4 a 3 gli scaglioni Irpef indicano che in Sicilia ciò si tradurrà in minori entrate. Ma Falcone fa una premessa: «Stiamo parlando di stime. Se fosse un buco reale saremmo costretti a una manovra correttiva di tagli. Invece possiamo permetterci di attendere con fiducia i dati definitivi». L’ottimismo dell’assessore nasce dal fatto che «le stime di cui stiamo parlando misurano le aliquote dei nuovi scaglioni sui dati di gettito del 2022. Ma se li confrontiamo con quelli del 2023, in cui abbiamo registrato un aumento di 700 milioni, parliamo già di cifre molto differenti. E nel 2024 contiamo di incassare ancora di più. Dunque è possibile che a fine anno non ci sia un minor gettito». Solo per avere un’idea del valore della posta in gioco basta rilevare che nel 2022 in Sicilia il gettito dell’Irpef è stato di 5,8 miliardi, cresciuto poi a 6,5 l’anno scorso.

I soldi offerti alla Regione

Ma al di là delle cifre, è la trattativa aperta con lo Stato che deciderà le sorti di questa fase finanziaria della Regione. E qui Falcone svela un retroscena: «Quando la riforma è stata approvata a Roma ci è stato proposto un budget di 90 milioni per compensare le prevedibili minori entrate. Ma a noi sembrava troppo poco e per questo motivo non abbiamo accettato, chiedendo di rivalutare tutto al momento in cui avremmo avuto le cifre reali».

La nuova trattativa con Roma

Altre Regioni a Statuto speciale hanno invece già avuto dei ristori e su questo conta Falcone per strappare condizioni migliori adesso: «La legge delega che ha introdotto i nuovi scaglioni prevede espressamente per lo Stato l’obbligo di compensare i minori incassi delle Regioni. Per questo noi proponiamo due forme di aiuto. La prima è un budget che copra tutti o quasi i 164 milioni di mancati introiti. La seconda è una operazione contabile che allo Stato non costerebbe nulla, ma che per essere attuata ha bisogno di un accordo formale.
In base all’ultimo patto siglato noi dobbiamo accantonare ogni anno 500 milioni per coprire in dieci anni il deficit accumulato nelle scorse legislature. Ma al ritmo attuale ci riusciremmo in 7 anni.
Quindi proponiamo allo Stato di autorizzarci ad accantonare per il disavanzo solo 360 milioni e il resto potremmo destinarlo alla copertura dell’eventuale buco frutto dell’Irpef. In più se il buco sarà di valore inferiore torneremmo a dirottare sul disavanzo la quota non impegnata per l’Irpef».

Il vertice di martedì

Falcone ha già inviato a Roma questa richiesta e martedì sarà al ministero dell’Economia per la fase operativa della trattativa. Un passaggio che eviterebbe lo scontro istituzionale: la Regione non esclude infatti di impugnare la legge di Stabilità nazionale proprio perché è rimasta inattuata la norma che prevede il ristoro alla Sicilia.

L’altra manovra

In attesa di un accordo con il governo nazionale, Falcone continua a progettare una manovra di spesa da portare all’Ars entro fine marzo: «Questa situazione non ci impedirà di fare un’altra manovra che darà le risorse a settori in difficoltà». In attesa ci sono i Comuni, ai quali andranno 60 milioni per compensare l’aumento dei costi dell’invio in Danimarca dei rifiuti non più smaltibili in Sicilia. Altri 6 milioni e mezzo andranno all’Ast per la ricapitalizzazione che ne eviterà il fallimento e altri 7 serviranno la stabilizzazione della quota rimanente dei Pip. «Gli ultimi 15 milioni nella nostra disponibilità - ha concluso l’assessore - andranno a Siciliacque per compensare i mancati pagamenti del servizio da parte di molti Comuni del Trapanese, evitando così il fallimento».

Caricamento commenti

Commenta la notizia