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I 30 anni di “Tgr Mediterraneo”. Un ponte tra le diverse culture

Il progetto editoriale ideato dal giornalista messinese Nino Rizzo Nervo in onda su Rai3 la domenica, a cura di Tgr Sicilia, diventata un immenso archivio di immagini accumulate in oltre mille puntate

Un'informazione che fa Storia diventando storia a sua volta, “Tgr Mediterraneo”, rubrica nazionale a cura di Tgr Sicilia, festeggia le mille e oltre puntate e i trent’anni di attività fedele all’obiettivo, settimana dopo settimana (la domenica alle 12.25 su Rai3), di creare un ponte tra culture diverse, con il comune denominatore dell’affaccio sul Mare Nostrum. Un fil rouge che ha definito nel tempo contenuti, stili, obiettivi della narrazione, per un format che già al suo avvio ha tenuto un orientamento multietnico, in tempi in cui l’idea di integrazione tra i popoli suonava come un’utopia.

Ieri a Roma la conferenza stampa celebrativa dell’importante traguardo “Le Mille Puntate del Mare Nostrum”, alla presenza dell’ideatore e primo caporedattore del format Nino Rizzo Nervo, del direttore della Tgr Alessandro Casarin e del caporedattore di Rai Sicilia Rino Cascio. Un successo che a tutt’oggi sembra risiedere nella capacità di un team di professionisti illuminati di narrare la politica ad ampio raggio, compresi conflitti e tensioni interne ed estere, non trascurando però di informare su costumi, usanze, tradizioni, cultura e ricchezza artistica. Bacino di interessi che anno dopo anno si è espanso fino a toccare Paesi che non affacciano sul Mediterraneo, ma che la politica coinvolge necessariamente nella sua narrazione.

Così anche Medio Oriente, l’Iran, l’Iraq, l’Africa subsahariana, come Portogallo e altri Paesi europei, diventano ogni settimana oggetto di reportage di 7-8 minuti, realizzati con il contributo di tutti i giornalisti delle testate regionali e nazionali Rai e di corrispondenti delle sedi estere.
Secondo Casarin «”Mediterraneo” è il settimanale della Tgr che forse per primo, trent’anni fa, ha cominciato a raccontare due mondi divisi da un grande mare.

Non solo modi di vivere e culture, ma i bisogni tipici dei popoli africani e arabi che vedono l’Italia ancora oggi come la terra promessa». Un progetto editoriale nato dalla felice intuizione dell’allora caporedattore Nino Rizzo Nervo, suffragata anche dalla prima intervista del programma al Cardinale Ersilio Tonini, che parlava di una società multietnica già nel 1993.

Messinese d’origine, praticante a “Gazzetta del Sud” negli anni ‘70, Rizzo Nervo è stato direttore della Tgr dal 1996 al 1999, anno in cui ha assunto la direzione del Tg3, fondendo Tg3 e Testata Giornalistica Regionale Rai. «È la storia di uno scippo – racconta in conferenza stampa -. La trasmissione all’inizio era fatta da Napoli, ed era la versione moderna della vecchia “Nord chiama Sud. Sud chiama Nord”. Come spesso avviene tra realtà povere meridionali mi sono detto “Perché Napoli sì e noi no?”, e riuscii a convincere l’azienda a portarla a Palermo». All’inizio “Mediterraneo” era quindi un progetto editoriale dell’azienda e questo ha consentito di avviare una collaborazione con altri servizi pubblici europei.

«L’’esperienza di “Mediterraneo” fu originalissima – ha continuato Rizzo Nervo - perché Palermo aveva una redazione multilingue, ove sia France3 che la tv pubblica maltese mandavano un loro caporedattore, presente regolarmente. Questo aspetto della trasmissione fu potenziato con l’ingresso della Rtve spagnola, poi della tv greca, e si fece un accordo con la Lega Araba per distribuire nei paesi della Lega in arabo».

Un progetto editoriale ad ampio raggio quindi, che negli anni venne mantenuto sotto forma di rubrica e di cui Rino Cascio ha ricordato i grandi numeri, citando il contributo di Giancarlo Licata, responsabile del settimanale, scomparso nel 2013. «In un momento di massima collaborazione aziendale, “Mediterraneo” ha avuto il canale satellitare Rai Med, più rubriche e Licata ne è stato l’anima. Non esiste a tutt’oggi un’azienda in cui hanno collaborato tutti i giornalisti di tutte le sedi Rai, tutti i corrispondenti delle redazioni estere e delle testate nazionali, tutte le sedi estere della Rai, inviati e corrispondenti di una quindicina di paesi di emittenti straniere, alcune di esse ancora presenti, come France3 e Rtve».

Un esperimento unico anche per il più grande archivio di immagini accumulate, per raccontare un Mediterraneo come luogo di scambio, incontro, dialogo, ma anche di grandissime tensioni e contraddizioni, definibile secondo Cascio attraverso la metafora del condominio, in cui al di là di tensioni e problemi dei singoli si lavora per un accordo comune. Ed è quello che il format ha cercato di realizzare dalla prima puntata.

 

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