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A Palermo l'addio ad Antonella, morta per il gioco social. Il vescovo: "Ragazzi più fragili"

Colombe, palloncini bianchi e rosa e un lunghissimo applauso hanno salutato sul sagrato della parrocchia della SS. Trinità alla Magione, l’uscita del feretro di Antonella Sicomero, la bambina di 10 anni morta giovedì dopo una presunta sfida estrema di soffocamento. Folta la presenza dei bimbi ai funerali officiati dall’arcivescovo Corrado Lorefice: erano seduti nelle prime file, vicino ai familiari di Antonella, con indosso una maglietta bianca con impressa una fotografia della piccola e la scritta «rimarrai per sempre nei nostri cuori». Prima della sepoltura, breve sosta della bara bianca davanti alla scuola Perez Madre Teresa di Calcutta, frequentata dalla piccola. «E' giunto il momento di salutarti Antonella - ha aggiunto don Salvo Grimaldi, il parroco della chiesa dove a maggio la bimba avrebbe celebrato la prima comunione - ma noi ti ameremo per sempre, certo ci mancheranno sempre la tua bontà, la tua innocenza. E a me mancherà la tua presenza qui in chiesa. Ma soprattutto mancherai tantissimo alla tua famiglia e ai tuoi amici. Perché eri bella dentro e fuori, eri solare, gioviale e disponible in tutto. Lasci qui sulla terra tanta gente che ti vuole bene. Non sarai un angelo, ma molto di più e vivrai per sempre nella gioia e nell’amore. Scusaci per gli errori commessi nei tuoi confronti, ciao Antonella».

In tanti hanno applaudito al passaggio della bara. La celebrazione è stata officiata dall'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. "Non possiamo non dircelo stamattina e lo dico anzitutto a me stesso: la morte di Antonella è ‒ lo diventi! ‒ per noi tutti un monito e un'implorazione. Lo sappiamo - ha detto Lorefice - Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti. Vogliono diventare adulti, vogliono crescere da soli senza genitori, per sentirsi grandi. E i genitori, a volte, si sentono a disagio, perché i figli non vogliono più essere bambini, vogliono prendere il volo, sganciarsi, malgrado la fragilità, malgrado la paura. In questi giorni della pandemia la solitudine, la depressione, lo smarrimento sembrano travolgerci".

Per Lorefice, occorre «affiancare e sostenere i genitori per facilitare il passaggio, per aprire la via, per allontanare l’angoscia. Siamo di fronte ad un’emergenza. Il nostro futuro, la nostra terra hanno bisogno di ragazzi, di giovani buoni, belli come Antonella. Ma nessuno li deve illudere, confondere, sedurre. Per questo leviamo insieme la nostra voce, ci appelliamo e imploriamo. Che la scuola sia lo spazio vitale di giovani e di adulti capaci di accompagnare i ragazzi nel mondo». Che gli amici siano veri, siano compagni di strada e di avventura, «con quella letizia e quella forza che vengono dal corpo che scopre e che cresce nel mondo». Che la Chiesa «diventi colei che si fa carico di questa umanità ferita, facilitando l’incontro con il Cristo, l’Amico che fa diventare adulti, che apre le strade della vera maturità e dell’amore. E posso dirlo, oggi: la Chiesa lo faccia imparando da voi, cara Chiara, caro Angelo, dalla vostra fede dentro questa notte oscura. Dalla vostra apertura alla vita». Dalla generosità con cui avete donato gli organi di Antonella come avrebbe fatto lei stessa nella semplicità del suo cuore. Dalla fiducia con cui state per accogliere un’altra sorellina di Antonella, di Jasmine, di Sofia. Voi credete e avete creduto nella forza dell’amore, nella bellezza del donare. Perché viene la morte, ma l’amore non finisce. Viene la morte, ma la vita non è sconfitta per sempre». «Antonella carissima, affidati alla mano di Gesù, di lui ti puoi fidare». Conclude il vescovo Corrado: «Occorre aprire «dinanzi ai nostri figli e alle nuove generazioni cammini di futuro e di speranza: per Jasmine, per Sofia, per l’altra vita che mamma Chiara porta in grembo e attende insieme a papà Angelo, per i compagni di classe e di catechesi di Antonella. Questa è la sfida, l’unica sfida, che noi adulti dobbiamo abbracciare. Lo dobbiamo ad Antonella e ai nostri figli! La sfida dell’amore, del bene»

 

 

 

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