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Rifiuti, mezza Sicilia li "brucerà" in Danimarca. E Messina...

Via libera al piano che la Regione ha elaborato per scongiurare l’ennesima emergenza

I rifiuti di mezza Sicilia viaggeranno a bordo di navi e poi sui camion. Partiranno da Catania e approderanno prima in Spagna e da lì fino alla meta finale, in Danimarca. Dove verranno bruciati in un termovalorizzatore a sud di Copenaghen, al costo di 380 euro a tonnellata invece dei 250 che costerebbe lo smaltimento nelle discariche siciliane se solo ci fosse ancora spazio a sufficienza. La Regione quindi pagherà, precisamente 22,8 milioni, per portare i rifiuti in un impianto che lei stessa progetta da almeno 5 anni e per il quale non c’è neanche un appalto in corso. Anzi, neppure un bando di gara.
L’assessorato ai Rifiuti ha dato il via libera allo smaltimento all’estero (tecnicamente gli uffici lo chiamano transfrontaliero) di 60 mila tonnellate di immondizia che normalmente sarebbero finite a Lentini, nella discarica della Sicula Trasporti finita da un paio d’anni in amministrazione giudiziaria.
L’impianto, ormai saturo, non può più smaltire definitivamente l’immondizia in arrivo dalle province di Catania, Messina, Siracusa e parte del Ragusano. Dunque l’unica soluzione è lo smaltimento all’estero. E così sarà fino al 14 ottobre, come ha stabilito il decreto dell’assessorato guidato da Roberto Di Mauro. «Non avendo disponibilità per lo smaltimento in altre discariche, si ha la necessità di portare i rifiuti al di fuori del territorio nazionale in impianti disponibili» è la motivazione scritta nel provvedimento.
La destinazione scelta è Roskilde, in Danimarca: una cittadina a sud di Copenaghen in cui da qualche hanno è stato attivato un termovalorizzatore di ultima generazione gestito dalla società Argo. Non è il noto impianto con pista da sci sul tetto, finito in decine di pagine dei giornali negli anni scorsi. Ma è comunque si trova nell’area cittadina, caratterizzato da una architettura con una torre e la facciata traforata e illuminata che lo fa sembrare un faro che si illumina nella notte.
Smaltire all’estero le 60 mila tonellate di immondizia siciliana costerà 380 euro a tonnellata: dunque, calcoli alla mano, 22 milioni e 800 mila euro. Una parte dei quali resteranno in Sicilia perché la Sicula Trasporti dovrà pretrattare i rifiuti nel proprio impianto e poi spedire la parte più secca e bruciabile. Il vettore sarà una società lombarda, la Vibeco di Paderno Dugnano.
I costi in realtà saranno a carico dei Comuni che normalmente scaricano a Lentini. E che quindi ora spenderanno di più. Il rischio di veder lievitare la Tari è alto. Anche se la Regione qualche settimana fa ha stanziato 45 milioni per finanziare il trasporto all’estero e alleggerire quindi i sindaci da questi costi extra. Si vedrà nei prossimi mesi se l’operazione funziona.
Va detto anche che Sicula Trasporti era stata autorizzata altre volte in passato a spedire rifiuti all’estero, ma stavolta l’operazione è più importante e delinea la strategia di evitare lo smaltimento in Sicilia per quasi tutto il 2023. L’autorizzazione appena arrivata era infatti più lunga (sarebbe durata un anno esatto) ma il ritardo nell’iter procedurale ha di fatto limitato il margine di operatività del provvedimento.
L’assessore Di Mauro da qualche settimana lavora a un piano per far sì che l’invio all’estero dei rifiuti sia una necessità solo della Sicilia orientale. È un piano che però punta su lavori urgenti (alcuni in corso) per ampliare le discariche attuali e trovare spazio all’immondizia indifferenziata. A Palermo la discarica di Bellolampo ha autonomia ancora per un paio di mesi ma nel frattempo dovrebbero essere ultimati i lavori per la nuova vasca che nei piani di Di Mauro dovrebbe dare almeno due anni di nuova vita all’impianto.
Ampliamenti delle discariche esistenti sono in corso a Sciacca e Siculiana e ciò dovrebbe dare respiro all’Agrigentino. E lo stesso è previsto per la discarica di Trapani. Mentre le discariche di Gela ed Enna hanno ancora spazio a sufficienza essendo di nuova generazione.
Dunque l’emergenza, e i costi extra, sono per ora limitati alla Sicilia orientale anche se il sistema di smaltimento attuale è un mosaico dove una tessera fuori posto può far saltare l’intero disegno. E non a caso l’assessorato ha acceso i riflettori anche sugli impianti di Tmb (che pretrattano l’indifferenziata) e su quelli di compostaggio in cui viene smaltita la parte umida della differenziata. Sono altre spie che, se dovessero accendersi, segnalerebbero l’esplosione dell’emergenza anche in Sicilia occidentale.

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