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Siracusa: dalla parte della luce, dalla parte del teatro

«Ho ben visto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza, è il vantaggio della luce sulle tenebre, il saggio ha gli occhi di fronte, lo stolto cammina nel buio. Ma so anche che un’unica sorte è riservata a tutti e due. Tutte le cose quando sono denunciate dalla luce diventano manifeste; poiché tutto ciò che è manifesto è luce». I versi tratti dall’Ecclesiaste rappresentano il senso del conflitto tra tenebre e luce con un sottofondo raffinato e rassicurante. “Light transfers Mass” (La luce trasferisce la massa) è la frase ripetuta con cadenza che introduce alle sonorità contemporanee, quasi rock. Emozioni e suggestioni che il maestro Nicola Piovani trasmette con la sua riscrittura de l’Isola della Luce, cantata per soli coro e orchestra che ha aperto al teatro greco di Siracusa l’iniziativa “Per voci sole” che la Fondazione Istituto nazionale del dramma antico ha proposto per ripartire dopo l’emergenza sanitaria.

La visione capovolta disorienta il pubblico e l’impatto può risultare traumatico: 480 sedie inchiodate al palcoscenico nel rispetto del distanziamento. Davanti l’antica cavea, suggestiva, bellissima. Su un piccolo palco trovano posto i 20 musicisti. Un po’ più in alto, sui gradoni in pietra, i 12 coristi. Ammirare il teatro è spettacolare, anche se probabilmente ne risente l’acustica. Ma il desiderio di tornare a vivere il teatro è realizzato. Dirige il maestro Piovani che sembra quasi tenere per mano a sinistra una bravissima Tosca, che già da tempo ha scelto il teatro piuttosto che i grandi palchi musicali, e a destra una giovane Maria Rita Combatelli, soprano. Due individualità che il maestro Piovani a volte fonde, regalando magiche emozioni.

Dentro la scena, ma distaccato, Massimo Popolizio interpreta i versi che narrano di luce e buio: «darkness .. darkness…» nei testi di Vincenzo Cerami e di George Gordon Byron «darkness in the eternal space» (oscurità nello spazio eterno).

«L’Isola della luce narra del conflitto tra luce e tenebre, un conflitto eterno. In questo conflitto dobbiamo sempre cercare di sapere da che parte stare: dalla parte della luce e della vita» spiega Piovani dedicando il lavoro di musicista al maestro Ennio Morricone, recentemente scomparso, suo grande amico.

Nell’isola di Delos, nel mar Egeo, rivive il mito della nascita di Apollo, che nacque a dispetto degli dei, contrari alla sua nascita perché la sua sublime divinità avrebbe portato Luce ai mortali. L’isola di Delos “la luminosa” fu così chiamata da Apollo, ma precedentemente si chiamava Ortigia, come il centro storico di Siracusa. Popolizio legge le parole di Einstein sulla luce: «Il principio della relatività connesso all’equazione di base di Maxwell ci dice che la massa è una misura diretta dell’energia contenuta in un corpo. La luce trasferisce massa. La materia è energia. La trasmissione di luce è una trasmissione di materia».

Arriva l’Inno al sole di Mesomede da Creta (130 d.C.), e poi i versi di Odysseas Elytis e Giorgos Seferis. L’opera è scandita da generi musicali diversi, in un raffinato equilibrio di suoni, dagli archi alla chitarra elettrica.

Tra gli spettatori sono presenti i ministri alla pubblica istruzione, Lucia Azzolina, e per il Sud, Giuseppe Provenzano, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, gli ex ministri Carlo Calenda e Stefania Prestigiacomo e il senatore Pietro Grasso. Il libretto di sala si può scaricare sul telefonino grazie al qr code.

Al termine l’applauso è caloroso, tutti in piedi, ma non si sente il consueto boato dei 5 mila spettatori. È un ringraziamento, forte, dei presenti, perché il teatro possa ritornare a diventare l’agorà. La stagione è dedicata a Calogero Rizzuto, direttore del parco archeologico della Neapolis, deceduto nel periodo dell’emergenza sanitaria, alla sua collaboratrice Silvana Ruggero, e a tutte le vittime del Covid 19.

I musicisti sono Pasquale Filastò al mandoloncello, Alessio Mancini ai flauti, Marina Cesari al clarinetto e sax, Ivan Gambini alla batteria, Sergio Colicchio alla tastiera, Nando Di Modugno alla chitarra, Marco Loddo al basso elettrico, Vittorino Naso alle percussioni, Bruno Moretti al pianoforte. Per gli archi, i violini primi sono Vito Imperato, Gioacchino Pantò, Riccardo Urbina; i violini secondi, Giovanni Anastasio, Salvatore Bentivegna, Egle Denaro. Alle viole Clelia La Venia e Mattia Sapia. Ai violoncelli Benedetto Munzone e Vincenzo De Silvestro. Al contrabbasso Alberto Fidone. Il coro è formato dai soprani Serena Cassarà, Martina Scuto e Caterina Mazzei, Roberta Celano, Giada Scarpato, Myriam Carciotto; dai tenori Andrea Pulvirenti, Giovanni Abbadessa, Diego Cannavò. Infine i baritoni Natale Anastasi, Stefano Strano e Gianluca Failla.

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