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Inda, il futuro è nell’antico: bilanci (ottimi) e prospettive (emozionanti) della Fondazione siracusana

Il consigliere delegato Marina Valensise: produzioni eccellenti e continua ricerca

«La stagione sta andando molto bene. Abbiamo registrato il tutto esaurito fino ai primi di giugno. Abbiamo un pubblico di fedelissimi, un pubblico che è aumentato negli anni e stiamo offrendo spettacoli di grande qualità. I nostri ricavi superano più del 70 per cento del bilancio: è un'impresa sana e sostenibile. Vogliamo mantenere questa rotta che abbiamo definito negli anni con produzioni di altissima qualità che incontrano il gusto del pubblico e che consentano ogni sera di riempire il teatro greco di 4500 spettatori». Marina Valensise, consigliere delegato della Fondazione Istituto nazionale del Dramma Antico, traccia un primo bilancio quando la stagione delle rappresentazioni classiche al teatro greco è arrivata a metà strada.

Consigliere Valensise si preannuncia un’altra stagione da record?

«Abbiamo riscontrato il successo del Prometeo messo in scena da Leo Muscato e della Medea di Euripide con la regia di Federico Tiezzi, che andrà in scena fino al 24 giugno. A partire da giorno 9 al via la commedia, la terza produzione. Quest'anno abbiamo scelto La pace di Aristofane, un testo poco rappresentato, mai messo in scena al teatro greco, benché prodotto da Inda nel 1967 per i circuiti dei teatri in pietra. Una famosa storica edizione con Arnoldo Foà, regista, e Aldo Fabrizi che faceva il contadino dell’Attica che sale sul monte Olimpo per chiedere agli dei di portare la pace in terra. Questa commedia scritta subito dopo la pace di Nicia, tra Sparta e Atene, è uno spettacolo bellissimo che Daniele Salvo mette in scena con grande maestria. Verrà rappresentata in otto repliche a Siracusa e poi sarà alla Valle dei Templi ad Agrigento il 21 e il 22 luglio. Quest’anno abbiamo aggiunto una quarta produzione, “L’Ultima Odissea”, per quattro repliche: uno spettacolo moderno, di suoni, di suoni, danze, cori e con musiche originali per la regia del coreografo e regista Giuliano Peparini, che ha scelto un grecista, Francesco Morosi. È ambientato in un aeroporto durante le ore di attesa. Uno spettacolo molto bello che porteremo in giro per l’Italia: a Pompei il 15 e 16 luglio, il 4 e 5 agosto a Ostia Antica e poi al teatro Arcimboldi di Milano il 26 settembre».

Una Fondazione che incrementa il numero di produzioni e la tournée?

«Abbiamo ricevuto dal Ministero della cultura un contributo straordinario quest'anno per organizzare le tournée dei nostri spettacoli nei teatri di pietra. Tradizionalmente era una missione che l’Inda promuoveva ad anni alterni: perché prima le rappresentazioni classiche erano biennali, e negli anni dispari si andava in tournée. Quest’anno siamo riusciti a organizzare una tournée più articolata, a incrementare il numero delle produzioni e speriamo di continuare così».

È bene ricordare che Inda è innanzitutto cultura classica...

«Quando mi sono insediata quattro anni fa abbiamo approvato delle linee guida, ratificate dal cda. Abbiamo previsto di dare molto spazio all'attività di studio dell'Inda che non dimentichiamo prima di essere un produttore di spettacoli teatrali è un centro di ricerche, un archivio, una biblioteca: custodisce un tesoro in termini di patrimonio culturale perché da 110 anni negli archivi ci sono i copioni, le partiture, gli spartiti dei grandi compositori che hanno collaborato con l’Inda per gli allestimenti. Tra le linee guida figura il primato del testo e l'idea di andare avanti in questa funzione di studio. Promuoviamo testi poco conosciuti, come La Pace che non è mai stata messa in scena al Teatro greco. Vogliamo grandi registi e grandi traduttori che possano rendere commestibili i testi scritti 2400 anni fa per il pubblico contemporaneo. Dedichiamo una cura spasmodica alla ricerca di traduttori, che siano in grado non solo di tradurre ma di adattare questi testi. I nostri traduttori di quest'anno sono eminenti studiosi, ma abbiamo deciso di rivolgerci anche ad un grecista diciamo non professionale, perché un professore di greco e latino nei licei, come Roberto Vecchioni che ha fatto una traduzione molto poetica del Prometeo. È uno sforzo che viene premiato dall'attenzione del pubblico. E pensiamo sia giusto puntare sulle coproduzioni: sono tanti i teatri italiani che chiedono i nostri spettacoli. Vogliamo cercare di valorizzare sul piano internazionale un’eccellenza unica al mondo come l'Istituto del dramma antico. Da un mese si è insediato il nuovo sovrintendente Valeria Told che è un una persona di grande qualità e di grandissima competenza che conosce l'organizzazione dei teatri europei e sicuramente insieme faremo un bel tratto di strada».

La nuova sovrintendente Valeria Told: tecnologie all’avanguardia e tournée estere

Maggiore tecnologia, aprirsi a una tournée all’estero e proseguire nella strada della suddivisione dei compiti che rappresenta uno dei punti di forza dell’organizzazione. Il nuovo sovrintendente della Fondazione Inda, Valeria Told, è stata letteralmente catapultata all’interno di un’auto in corsa, ma ha subito trovato il suo posto. Ex direttore generale della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, Told ha iniziato il 1 maggio e dopo dieci giorni l’Inda ha debuttato al teatro greco con Prometeo Incatenato. «A Siracusa si sta davvero bene, è un piacere essere qui. Per capire una serie di dinamiche, di meccanismi, di informazioni, l'unica modalità è chiedere e parlare. E sono costretta a farlo in queste settimane che sono così impegnative per tutto il team, tutte le maestranze».

Lei è la prima donna sovrintendente all’Inda.

«Non penso che chiamiamo le persone perché sono uomini piuttosto che donne, ma perché hanno le competenze. Avverto che c'è un legame molto forte dell’Inda con la città, con tutto il sistema produttivo della città. Sto cercando di capire la gestione della struttura ma anche il contesto».

Lei ha parlato di tre pilastri: il rapporto col pubblico, sostenibilità economica e nuove tecnologie. All’Inda le trovate tutte e tre?

«Il rapporto col pubblico è in crescita ogni anno quindi è proprio questa la strada da perseguire. La situazione economica è sanissima. Per le nuove tecnologie sicuramente le dovremo usare su due fronti: sia sul palco che al di fuori della regia. C'è tutta una serie di attività di virtual reality dove noi possiamo creare e diffondere di più il nostro teatro classico anche in altre lingue. Ci sono una serie di progetti che possiamo pensare anche a livello europeo. In collaborazione con altre Istituzioni che curano la parte del dramma classico. Noi vogliamo sempre arrivare all'essenza del testo, ma c’è una parte dell'allestimento che può avere la tecnologia, che ci può aprire una nuova fetta di pubblico. Possiamo presentare le rappresentazioni classiche in una veste molto diversa, ma dobbiamo capire insieme dove e come. Per esempio sto pensando anche a uno show tipo video mapping: un momento immersivo dove inserire anche attori in realtà virtuale che recitano il testo. Quello che stiamo facendo lo stiamo facendo molto bene, e quindi è importante mantenerle e magari aggiungerne altre».

L’Inda ha introdotto le audioguide in inglese.

«Se vogliamo avere persone che arrivano dall'estero dobbiamo in qualche maniera dare loro la possibilità di seguire i nostri spettacoli. Dobbiamo studiare bene quale metodologia è la migliore. L’audioguida in più lingue diventa anche un onere che dobbiamo valutare. Un’alternativa potrebbero essere i sottotitoli, magari con dei totem, ma con cinque lingue diventa macchinoso: si tratta di capire nel contesto del teatro la soluzione che si sposa di più con le esigenze nostre, con le esigenze del teatro e con le esigenze del pubblico».

L’Istituto è pronto alle tournée all’estero?

«L'interesse è cooperare, fare coproduzioni anche con dei teatri all'estero, con tutto quello che comporta poi una promozione all’estero. Se noi andiamo in Grecia, in Spagna, in Francia, in Croazia dove ci sono tutti i teatri di pietra, dobbiamo pur offrire una soluzione. L'alternativa è che lì in loco un nuovo cast debba fare 10-15 giorni di prove per presentarlo nella propria lingua. A noi interesserebbe agevolare la fruizione in una lingua straniera, anche se ci interessa anche esportare i nostri spettacoli. Guardo ai teatri che esistono in Europa o in Grecia. In Spagna esistono molte strutture di questo tipo per creare una rete europea. Oppure adattare lo spettacolo e diffondere questo repertorio nei teatri: è ovvio, allora viene a mancare il contesto del teatro greco».

Il sovrintendente propone, ma il Cda dispone.

«Il sovrintendente propone e il Cda approva, perché il Cda ha una funzione di controllo. Qui abbiamo anche la figura del consigliere delegato. Io ritengo sia una cosa sana avere la suddivisione di funzioni. In passato in molti teatri le polemiche sono nate perché il potere era concentrato in una persona. Invece utilizzare la forza del pensiero collettivo è importante. La capacità che ovviamente le persone devono avere è quella di collaborare e condividere: mettere le idee sul tavolo e poi cercare di capire cosa è il meglio. E allora il sistema di suddivisione delle funzioni va benissimo».

 

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