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Il Papa in Sicilia, messa a Palermo "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi: cambiate"

L'arrivo del Papa a Palermo

Al Foro Italico a Palermo è iniziata la messa celebrata da Papa Francesco. Il pontefice, accompagnato dall’arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice, è arrivato a bordo della 'papamobile' scoperta nell’area della celebrazione.

Sono oltre 100 mila, secondo le autorità, le persone presenti nell’area del Foro Italico, a Palermo. Tra la folla spicca un grande striscione «Rinnoviamo la Chiesa».

«Chi vive per sé, chi moltiplica i suoi fatturati, chi ha successo, chi soddisfa pienamente i propri bisogni appare vincente agli occhi del mondo. La pubblicità ci martella con questa idea, idea di cercare il 'propriò, dell’egoismo, eppure Gesù non è d’accordo e la ribalta. Secondo lui chi vive per sé non perde solo qualcosa, ma la vita intera; mentre chi si dona trova il senso della vita e vince». Così papa Francesco durante la messa al Foro Italico, a Palermo.

«Dunque c'è da scegliere: amore o egoismo - ha proseguito -. L’egoista pensa a curare la propria vita e si attacca alle cose, ai soldi, al potere, al piacere. Allora il diavolo ha le porte aperte. Il diavcolo entra dalle tasche. Se tu sei attaccato ai soldi c'è i diavolo. Fa credere che va tutto bene ma in realtà il cuore si anestetizza. L’egoismo è un anestetico molto potente». «Questa via finisce sempre male: alla fine si resta soli, col vuoto dentro, circondati solo da chi vuole ereditare - ha aggiunto -. È come il chicco di grano del Vangelo: se resta chiuso in sé rimane sotto terra solo. Se invece si apre e muore, porta frutto in superficie».

«Ma voi potreste dirmi: donarsi, vivere per Dio e per gli altri è una grande fatica per nulla, il mondo non gira così: per andare avanti non servono chicchi di grano, servono soldi e potere», ha detto papa Francesco nell’omelia della messa al Foro Italico, a Palermo. «Ma è una grande illusione - ha proseguito -: il denaro e il potere non liberano l’uomo, lo rendono schiavo. Vedete: Dio non esercita il potere per risolvere i mali nostri e del mondo. La sua via è sempre quella dell’amore umile: solo l’amore libera dentro, dà pace e gioia». «Per questo il vero potere, il potere secondo Dio, è il servizio - ha aggiunto -. E la voce più forte non è quella di chi grida di più, ma la preghiera. E il successo più grande non è la propria fama, come il pavone, no, ma la propria testimonianza».

«Cari fratelli e sorelle, oggi siamo chiamati a scegliere da che parte stare: vivere per sé, con la mano chiusa, o donare la vita, la mano aperta», ha detto il Papa nella messa a Palermo. «Solo dando la vita si sconfigge il male. Don Pino (Puglisi, ndr) lo insegna: non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli anti-mafia, e nemmeno si accontentava di non far nulla di male, ma seminava il bene, tanto bene», ha osservato tra gli applausi dei fedeli. «La sua sembrava una logica perdente, mentre pareva vincente la logica del portafoglio», ha aggiunto il Pontefice.

"Ma padre Pino (Puglisi, ndr) aveva ragione: la logica del dio-denaro è perdente. Guardiamoci dentro. Avere spinge sempre a volere: ho una cosa e subito ne voglio un’altra, e poi un’altra ancora, sempre di più, senza fine. Più hai, più vuoi: è una brutta dipendenza, è come una droga. Chi si gonfia di cose scoppia. Chi ama, invece, ritrova se stesso e scopre quanto è bello aiutare, servire; trova la gioia dentro e il sorriso fuori, come è stato per don Pino".

«Venticinque anni fa come oggi, quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse: 'c'era una specie di luce in quel sorriso'». Così papa Francesco a Palermo su don Puglisi.

«Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio: non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore - ha detto nella messa al Foro Italico -. È la luce dell’amore, del dono, del servizio. "Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso - ha aggiunto -, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire. È dando la vita che si trova la gioia, perché c'è più gioia nel dare che nel ricevere». Il Papa ha quindi chiesto: «volete vivere anche voi così? Volete dare la vita, senza aspettare che gli altri facciano il primo passo? Volete fare il bene senza aspettare il contraccambio, senza attendere che il mondo diventi migliore? Volete rischiare per il Signore?».

«Don Pino sapeva che rischiava, ma sapeva soprattutto che il pericolo vero nella vita è non rischiare, è vivacchiare tra comodità, mezzucci e scorciatoie». Così il Papa su don Puglisi. «Dio ci liberi dal vivere al ribasso, accontentandoci di mezze verità. le mezze verità non saziano il cuore, non fanno del bene. Dio ci liberi da una vita piccola, che gira attorno ai 'piccioli'», ha detto durante la messa al Foro Italico, a Palermo. «Ci liberi - ha aggiunto - dal pensare che tutto va bene se a me va bene, l’altro che si arrangi. Ci liberi dal crederci giusti se non facciamo nulla per contrastare l’ingiustizia. Chi non fa nulla per contrastare l'ingiustizia non è un uomo o una donna giusto. Ci liberi dal crederci buoni solo perché non facciamo nulla di male». «E' cosa buona diceva un santo non fare il male, ma è cosa brutta non fare il bene», ha detto. «Signore, donaci il desiderio di fare il bene; di cercare la verità detestando la falsità; di scegliere il sacrificio, non la pigrizia; l’amore, non l’odio; il perdono, non la vendetta», ha invocato il Pontefice.

«Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere». Lo ha affermato papa Francesco, applaudito dai fedeli, durante la messa al Foro Italico, a Palermo.

«Agli altri la vita si dà, non si toglie. Non si può credere in Dio e odiare il fratello, togliere la vita con l’odio": «Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini. Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello», ha detto il Papa nell’omelia.

«Ai mafiosi dico: cambiate fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte». Lo ha affermato papa Francesco durante la messa a Palermo. «Se la litania mafiosa è: 'Tu non sai chi sono io', quella cristiana è: 'Io ho bisogno di te'. Se la minaccia mafiosa è: 'Tu me la pagherai', la preghiera cristiana è: 'Signore, aiutami ad amare'», ha detto il Pontefice nell’omelia.

Voi sapete che il sudario non ha tasche - ha insistito Francesco - non si può portare niente».

«Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare. 'Se ognuno fa qualcosa, si può fare moltò, ripeteva don Pino», ha detto di don Puglisi. «Quanti di noi mettono in pratica queste sue parole? - ha chiesto - Oggi, davanti a lui domandiamoci: 'Che cosa posso fare io? Che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa?'». «Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu - ha aggiunto Francesco -. Non aspettare la società, inizia tu! Non pensare a te stesso, non fuggire dalla tua responsabilità, scegli l’amore!».

«Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico 'populismo cristiano': sentire e servire il
popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese».

«Abbiate paura della sordità di non ascoltare il popolo», ha detto il Papa.
Ascoltare il popolo è quello che «ha fatto padre Pino, povero fra i poveri della sua terra. Nella sua stanza la sedia dove studiava era rotta», ha spiegato il Papa. «Ma la sedia non era il centro della vita, perché non stava seduto a riposare, ma viveva in cammino per amare. Ecco la mentalità vincente - ha sottolineato -. Ecco la vittoria della fede, che nasce dal dono quotidiano di sé. Ecco la vittoria della fede, che porta il sorriso di Dio sulle strade del mondo». «Ecco la vittoria della fede, che nasce dallo scandalo del martirio - ha detto ancora il Pontefice -. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Queste parole di Gesù, scritte sulla tomba di don Puglisi, ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella. Oggi scegliamo anche noi una vita bella».

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