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Blitz contro gli spacciatori legati alle cosche catanesi, 40 arresti

Maxi operazione della polizia di Stato a Catania. Quaranta le misure restrittive disposte dalla procura distrettuale a carico di due gruppi criminali accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Le due organizzazioni operavano nel capoluogo etneo e sono riconducibili ai clan Cappello-Bonaccorsi e dei Cursoti Milanesi.

Infatti, nel gennaio del 2017, equipaggi della polizia avevano proceduto all’arresto in flagranza a carico di alcuni pregiudicati legati a Rosario Pitarà detto «Sarettu u furasteri», storico esponente di rango apicale del clan mafioso dei Cursoti Milanesi, in possesso di numerose armi da guerra e armi da fuoco clandestine, in procinto di compiere un’azione di carattere dimostrativo contro il clan rivale.

Nel corso dell’indagine sono stati acquisiti elementi consolidati in ordine alle capacità dei due gruppi mafiosi di imporre il loro controllo sul territorio tramite un articolato sistema di pusher, vedette e custodi della sostanza stupefacente che garantivano la gestione, prolungata e continuativa, delle due sopra menzionate piazze di spaccio e ciò nonostante alcuni interventi delle forze dell’ordine che eseguivano alcuni arresti dei sodali.

L’operazione, denominata «Tricolore», viene spiegato, «intende riaffermare la presenza delle istituzioni all’interno di aree cittadine, trasformate in mercati della droga a cielo aperto, e difese dai gruppi mafiosi anche attraverso l’uso di armi». I proventi dello spaccio non solo erano destinati all’autofinanziamento del clan, ma anche al mantenimento degli affiliati in carcere.

La capillare attività di intercettazione ha consentito di individuare non solo i fornitori delle piazze di spaccio, legati alla criminalità organizzata campana, ma anche di risalire a soggetti che sin da subito sono apparsi coinvolti nel favoreggiamento della latitanza di Concetto Bonaccorsi, storico boss, insieme al fratello Ignazio, dell’omonima famiglia, detta dei Carateddi, alleata con il clan Cappello.

L’accurato monitoraggio telefonico e l’osservazione diretta dei movimenti di tali soggetti, orbitanti in provincia di Pistoia, sono sfociati nell’aprile del 2017 nell’individuazione dell’abitazione in cui Bonaccorsi si era rifugiato, consentendone l’arresto dopo una latitanza protrattasi dal settembre del 2016.

In trenta sono finiti in carcere, 10 ai domiciliari. L’attività investigativa, supportata da presidi tecnici, ha dimostrato l’esistenza, nel rione popolare di San Berillo Nuovo, di due distinte «piazze di spaccio» di sostanze stupefacenti (trafficanti in cocaina e marijuana), a breve distanza l’una dall’altra, la prima di esse (quella ubicata in Corso Indipendenza - Angolo via La Marmora) gestita dal gruppo mafioso organicamente riconducibile al clan mafioso Cappello - Bonaccorsi, con a capo Lorenzo Monaco Christian, ovvero colui che aveva ricevuto da Salvatore Bonaccorsi, figlio di Concetto Bonaccorsi ed esponente apicale dei Carateddi (oggi entrambi collaboratori di giustizia), l’investitura per gestire l’attività nel complesso, preoccupandosi anche di definire i confini con gli altri gruppi mafiosi operanti sul territorio.

La seconda, invece, operativa in zona limitrofa alla prima e precisamente in via San Leone, è gestita da diversi soggetti riconducibili - per la loro storia pregressa - al clan dei Cursoti Milanesi.

Il confine tra le due piazze - dopo aspri dissidi che avevano visto alcuni soggetti vicini al clan dei Cursoti Milanesi percorrere armati le vie pubbliche della città per contrastare i rivali - veniva contrassegnato dall’apposizione di due distinte bandiere, quella degli Stati Uniti d’America per il clan dei Cappello-Bonaccorsi, quella del Milan per il clan dei Cursoti-Milanesi.

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