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"Messaggero boss-detenuti", fermato Nicosia (Radicali): Messina Denaro nostro premier

Antonello Nicosia

Definiva il boss Matteo Messina Denaro "il nostro Primo ministro". Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia, l'esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. "Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)", diceva.

Nicosia è coinvolto nell'operazione della Procura di Palermo che ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere anche il capomafia di Sciacca Accursio Dimino. Fermati anche i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio e Massimiliano Mandracchia, tutti i di Sciacca.

Nicosia fa parte del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Insieme a una parlamentare di Leu, di cui si sarebbe detto collaboratore, ha incontrato diversi boss detenuti. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all'esterno messaggi e ordini.

La parlamentare al cui seguito Nicosia è entrato in istituti di pena di alta sicurezza come Tolmezzo è Giuseppina Occhionero, 41 anni, molisana. La Occhionero, avvocato, è stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed è recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi.

La deputata non è al momento indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone. Sostenendo di essere collaboratore della donna - i magistrati hanno delegato accertamenti alla Camera per verificare se sia vero - Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi.

Nelle conversazioni intercettate, l'esponente Radicale sottolineava il vantaggio di entrare negli istituti di pena insieme alla deputata in quanto questo genere di visite non erano soggette a permessi. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società col boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco.

Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi. L'inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì.

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