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Dalla Guinea Equatoriale a Palermo con il Coronavirus, Jaime è stato dimesso

L'ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca

«Il miracolo per il quale abbiamo lottato si è avverato. Grazie, grazie, grazie di cuore ad ognuno di voi, siete stati parte integrante di questa storia, e lo sarete per sempre. La nostra riconoscenza e il nostro affetto per voi saranno sempre eterni». È il post che ha pubblicato oggi sul suo profilo Facebook Chiara Beninati, moglie di Jesus Jaime Mba Obono, l’informatico di 49 anni, cittadino italiano e originario della Guinea Equatoriale, colpito a fine aprile dal coronavirus nel paese africano e riportato a Palermo grazie all’intervento della Farnesina, del ministero della difesa e dell’aeronautica militare che, con un aereo attrezzato di barella di biocontenimento e sanitari specializzati, lo scorso 6 maggio, era andato a prelevarlo nell’ospedale di Malabo, la capitale.

La lunga odissea di Jesus Jaime, che ha avuto la meglio sul Covid-19, si è conclusa questa mattina quando è stato dimesso dal centro di riabilitazione neuromotoria 'Maugeri' di Sciacca dove è stato ricoverato dal 22 giugno scorso per la riabilitazione respiratoria e motoria. Era stato ricoverato un mese e mezzo, prima, nel reparto di rianimazione, dove ha trascorso tre settimane, e poi in quello di malattie infettive, oltre una decina di giorni. Decisivi il coraggio e la tenacia della moglie, che aveva mobilitato la stampa invocando disperata l'aiuto delle istituzioni. Jaime era arrivato in gravissime condizioni nell’unità di rianimazione dell’ospedale 'Cervello' diretta da Baldo Renda. Le prime cure e poi, giorno dopo giorno, i miglioramenti.

«Non ricordo nulla del viaggio da Malabo a Palermo - dice al telefono Jesus Jaime all’Ansa - quando sono andato all’ospedale africano ero cosciente, ero arrivato in macchina e guidavo io, poi ricordo che un infermiere mi ha dato delle medicine e sono caduto in uno stato incoscienza totale. Da lì nessun altro ricordo. Ora, però, sono molto felice a casa, assieme alla mia famiglia, è una grande giornata, sono molto contento e ho un grande desiderio, quello di andare a cena fuori con mia moglie a mangiare il sushi».

Un pensiero Jesus lo vuol dedicare ai sanitari che si sono presi cura di lui. «In ospedale sono stato trattato molto bene - afferma - i medici sono stati molto bravi sia a Palermo che a Sciacca. Ringrazio tutti di cuore, i medici palermitani e il governo italiano Italia, per avermi salvato la vita. Ora finalmente mi sento davvero libero», conclude. E l’incubo di una intera famiglia, che ha lottato con tutte le proprie forze contro il Covid-19, finisce in una calda giornata di luglio.

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